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Sistema complesso o complicato? Ecco le differenze.
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Sistema complesso o complicato? Hai mai sentito dire: “È tutto troppo complesso”? Spesso lo diciamo per intendere che una cosa è difficile, piena di parti, difficile da capire. Ma c’è un problema: stiamo usando la parola sbagliata. Un orologio svizzero è complicato. Una foresta pluviale è complessa. Sembra una sottigliezza, ma non lo è. Capire la differenza tra “complicato” e “complesso” può cambiare il tuo modo di vedere il mondo e soprattutto di agire.
Sistema complesso o complicato? La foresta che sembrava perfetta
C’era una volta una foresta selvaggia.
Era nella regione delle Landes, nel sud-ovest della Francia.
Un groviglio fitto di pini, querce, muschi, felci, funghi.
Il suolo era umido, pieno di vita nascosta. Le piante crescevano disordinate, gli animali scavavano tane, le radici si intrecciavano sotto terra come vene.
Era la fine dell’Ottocento, e lo Stato francese decise di mettere ordine.
Troppa confusione. Troppo caos.
La foresta non produceva abbastanza.
Così abbatterono tutto.
E piantarono milioni di pini marittimi in file dritte come soldati: stessi intervalli, stessa altezza, stessa specie.
Finalmente, ordine.
Finalmente, controllo.
Per anni funzionò: il legno si tagliava bene, la resa era alta.
La foresta sembrava un campo da gioco: pulita, efficiente, produttiva.
Poi cominciò a morire.
Le radici non tenevano più l’acqua. I parassiti dilagavano senza ostacoli. Il suolo si impoverì. Le tempeste abbattevano alberi a decine.
Non c’erano più reti, né diversità, né adattamento.
Quel che restava non era una foresta.
Era una monocultura fragile, un’illusione di natura.
Ma cosa era davvero successo?
Semplice.
Avevano trasformato un sistema complesso, vivo, interconnesso in un sistema complicato.
E un sistema complicato, anche se sembra perfetto… non sa sopravvivere.
Complicato e complesso: sembrano simili, ma non lo sono.
A prima vista, complicato e complesso sembrano parole gemelle.
Ma non potrebbero essere più diverse.
Un sistema complicato è come un orologio svizzero: ha molte parti, tutte precise, ognuna con una funzione chiara.
Se lo smonti, puoi capire come funziona.
Se si rompe, puoi aggiustarlo. Basta avere il manuale giusto.
Un sistema complesso, invece, è come una foresta vera.
Non puoi smontarla.
Non puoi prevederla con esattezza.
Le sue parti non solo interagiscono, ma si influenzano a vicenda.
Cambiano insieme.
La foresta non è fatta poi solo di alberi.
È fatta di relazioni: tra piante, funghi, insetti, suolo, clima, tempo.
Nel complicato, aggiungi elementi e il sistema cresce in difficoltà.
Nel complesso, aggiungi relazioni e il sistema evolve in imprevedibilità.
Capisci la differenza?
Uno puoi dominarlo.
L’altro puoi solo ascoltarlo, danzarci dentro, collaborare.
É un vero e proprio organismo vivente.
Ma per capire bene questa cosa dobbiamo fare due passi indietro e capire cosa sia veramente un sistema complesso.
Se vuoi approfondire puoi andare a spulciare anche il mio articolo dedicato → Cos’è un sistema complesso: perché non lo capisce quasi nessuno?
Ce ne sono tante di definizioni, ma quella che preferisco è sicuramente di Donella Meadows nel suo libro "Pensare per Sistemi" - Un sistema complesso è un insieme di elementi che interconnessi fra loro perseguono un obiettivo, uno scopo o una funzione.
Ciò significa una cosa chiara: che questa è la ricetta!
Come una bella torta ai fuori di zucca per essere perfetta ha bisogno di alcuni ingredienti, allo stesso modo un sistema complesso a cui mancano questi elementi non è un sistema complesso.
Chiaro non trovi?
Un sistema complicato è un sistema complesso che non ci ha creduto abbastanza.
Ma non è così semplice in realtà, sopratutto all'inizio andarli a definire.
Se ci si pensa un attimo cosa rende un condiminio un sistema complesso oppure no?
Pensaci un attimo.
Un sistema complesso è fatto di elementi — i condomini — che interconnessi fra loro — le loro relazioni — perseguono un obiettivo — ad esempio il benessere del condominio.
Ciò significa che finché un condominio o meglio i condomini che lo abitano, non creano fra loro delle relazioni, difficilmente potranno rendere più complesso il sistema e renderlo quindi un sistema complesso a tutti gli effetti.
A volte i sistemi complessi sono anche dei sistemi complicati che hanno sviluppato nel tempo una loro complessità ed autonomia.
Pensiamo ai progressi dell'intelligenza artificiale.
Ogi è un sistema complicato, ma qualora dovesse aumentare la sua complessità, potrebbe essere in grado addirittura di prendere decisioni autonome e senzienti.
Scelte talmente complesse da essere focalizzate al raggiungimento di un obiettivo.
Alla fine se ci pensi un attimo la vita non nasce mai dal nulla.
Non sai quante volte ci ho ragionato e pensato.
Come nasce la vita?
Qual'è la scintilla che permette "dal nulla" di creare qualcosa di vivo, pulsante, che di relaziona?
Poi ho avuto una folgorazione.
Come tutte le cose, spesso pensiamo in modo troppo appunto complicato.
Invece la risposta è più semplice di quel che si pensa.
Semplicemente la vita non si può creare dal nulla.
Per due motivi.
Prima di tutto perché il nulla non esiste.
La vita non nasce dal nulla. Perché il nulla, in natura, non esiste.
La vita nasce da altra vita.
La complessità emerge da altra complessità.
E qui apre il secondo punto: la vita di un sistema complesso si può creare solo da un altro sistema complesso.
E poiché la natura stessa è un sistema complesso, essa crea costantemente la vita, perché è immanente nella sua esistenza.
Nel suo obiettivo.
Come ci insegnano gli stessi Lovelock e Margulis nella loro opera "Ipotesi Gaia" (puoi leggere qui un mio articolo a riguardo) sono gli esseri viventi ad aver creato l'ambiente ideale in cui la vita possa nascere, crescere ed evolvere.
Quindi allo stesso modo, nella mia ipotesi, anche i sistemi complessi (che sono sistemi viventi), non possono che essere creati (o meglio sono stati creati i presupposti per cui possano emergere autonomamente) da altri sistemi complessi.
Ciò significa che paradossalemente da ciò che abbiamo osservato (nella ricerca ad esempio di vita extra-terrestre), l'universo è pieno di vita.
É probabile, anche come ipotesi scientifica, che i primi esseri viventi siano arrivati sulla terra attraverso un meteorite.
Ed è ancora più probabile che essi abbiano proliferato in un ambiente che man mano, durante la loro evoluzione, lo abbiano modificato per creare altra vita.
Questa è la bellezza dell'universo.
Sistema complesso o complicato? Ecco degli esempi concreti.
Capire la differenza tra un sistema complicato e uno complesso non è solo un esercizio accademico.
È una lente per leggere il mondo e per non sbagliarsi quando si interviene su di esso.
Un orologio meccanico è un sistema complicato. Fatto di decine, centinaia di ingranaggi, molle, leve. Può essere difficilissimo da progettare, ma ogni componente ha una funzione precisa, e se si rompe si può sostituire. Il sistema è lineare: una causa genera un effetto.
È una macchina.
Un ecosistema è un sistema complesso.
Non lo ha costruito nessuno.
È il risultato di milioni di interazioni tra specie, clima, territorio, cicli stagionali.
Se tagli un albero, non è solo “quell’albero” a sparire: cambia il microclima, cambia il comportamento degli animali, cambiano le piante che crescono all’ombra.
Ogni elemento è connesso. Le conseguenze emergono nel tempo e non sono mai del tutto prevedibili.
Un Boeing 747 è complicato.
Richiede ingegneri, strumenti di precisione, controlli di qualità. Ma ha un manuale.
È progettato per fare una cosa, e farla bene.
Il traffico in una metropoli è complesso.
Per quanto si possa regolare con semafori e corsie preferenziali, il risultato è sempre incerto.
Perché è fatto di esseri umani.
Di abitudini, emozioni, imprevisti, scelte minute.
Cambia se piove, se c’è uno sciopero, se una scuola chiude prima.
E ogni volta che accade non è mai come la volta prima.
Un motore si può riparare.
Una città si può solo accompagnare.
Lo stesso vale per un’organizzazione.
Molti la trattano come un sistema complicato: ruoli, procedure, scadenze.
Ma in realtà è un sistema complesso: fatta di persone, relazioni, culture, storie invisibili.
Non basta inserire una nuova policy per ottenere un cambiamento.
Serve ascoltare, adattarsi, rigenerare.
Ogni trasformazione profonda è un processo emergente, non un progetto da timeline.
Anche l’apprendimento è un sistema complesso.
Non è un input-output: leggi il libro, prendi il voto, hai imparato.
Il vero apprendimento è non-lineare.
Nasce dal dubbio, dall'esperienza e dal fallimento.
Entra in risonanza con esperienze precedenti, si sedimenta, si trasforma nel tempo.
A volte capisci davvero qualcosa solo mesi dopo averne avuto esperienza.
La regola è semplice: se puoi scomporlo e rimontarlo senza alterarne la natura, è complicato.
Se nel scomporlo perdi la sua essenza, è complesso.
E questo ci dice qualcosa di profondo: i sistemi complessi vanno capiti, non controllati.
Curati, non comandati.
Quindi sistema complesso o complicato?
Beh, c'è una bella differenza!
Problemi complessi o complicati? Ti spiego come risolverli.
La differenza tra un problema complicato e uno complesso non è solo teorica.
È pratica, concreta.
Riguarda il modo in cui ci approcciamo alla realtà.
Un problema complicato, come costruire un razzo o programmare un software è difficile, certo.
Ma può essere affrontato scomponendolo in parti, analizzando ogni nodo, trovando la giusta sequenza.
Serve tempo, competenze, metodo.
Ma alla fine c’è una soluzione.
E soprattutto: possiamo risalire alle cause.
Possiamo dire “perché” succede.
Un problema complesso, invece, si comporta diversamente. Non ha una causa singola, né una soluzione definitiva. Cambia mentre lo osservi. Cambia perché lo osservi. E ogni intervento può produrre effetti inattesi, o addirittura peggiorare la situazione.
E soprattutto: non puoi dire con certezza da dove venga.
Non puoi definirne un “perché” definitivo.
Perché in un sistema complesso, ogni elemento è interdipendente con gli altri.
Le cause sono spesso tante e circolari, non lineari.
I feedback si rincorrono in loop.
Le origini sfumano nei processi.
Quando chiedi “perché succede questo?”, la risposta è sempre: “dipende da come guardi”.
È in questo contesto che la scuola di Palo Alto, con maestri come Watzlawick, ha offerto intuizioni fondamentali: i problemi complessi non si risolvono, si attraversano.
Il punto non è “trovare la soluzione”, ma modificare il sistema di percezione e interazione con il problema.
Non agisci sul problema, ma nel sistema che lo genera.
È la stessa logica della terapia strategica breve: non cercare di spiegare il problema, ma interrompere i tentativi disfunzionali di soluzione.
Perché, spesso, il modo in cui tenti di risolvere un problema complesso è proprio ciò che lo mantiene vivo.
E questo vale per i conflitti organizzativi, per l’ansia, per l’ecosistema in crisi. Vale per le relazioni, per la politica, per il business.
In un sistema complesso, la chiave non è il controllo, ma l’interazione.
Non è ridurre la complessità, ma imparare a danzare con essa.
Sistema complesso o complicato? Il prezzo dell’incomprensione.
Non sapere la differenza tra un sistema complicato e un sistema complesso non è solo una lacuna teorica.
È un errore che stiamo pagando carissimo.
Lo vediamo nel modo in cui affrontiamo la crisi climatica: cercando soluzioni tecniche, lineari, con la stessa logica che ha generato il problema.
Lo vediamo nei modelli economici che semplificano la vita in numeri e grafici, ignorando le dinamiche sottili che tengono insieme le persone, le comunità, gli ecosistemi.
Lo vediamo nella politica che continua a gestire sistemi complessi come se fossero problemi tecnici da risolvere con qualche decreto.
Lo vediamo nella scuola, nel business, nella sanità, nella cultura.
Il mondo in cui viviamo è un sistema complesso.
Noi siamo sistemi complessi.
Tu che stai leggendo sei un sistema complesso.
Eppure continuiamo a trattarlo come se fosse una macchina da riparare.
Ma non puoi riparare un sistema vivente come si ripara un motore.
Puoi solo imparare a comprenderlo, a coltivarlo, a cooperare con lui.
La nostra incapacità di pensare sistemicamente non è neutra.
È la radice invisibile del collasso che stiamo vivendo.
Ed è per questo che comprendere i sistemi complessi non è un lusso per pochi studiosi.
È una responsabilità collettiva.
È una necessità urgente.
Ed è anche l’unica via per creare il mondo che abbiamo sempre sognato: interconnesso, resiliente e abbondante.
Sistema complesso o complicato? Bibliografia e Link.
1. Donella Meadows – Pensare per sistemi. Interpretare il presente, orientare il futuro verso uno sviluppo sostenibile
Un classico imprescindibile sul pensiero sistemico, per comprendere come funzionano i sistemi complessi e perché pensarli bene cambia il modo in cui viviamo.
2. Edgar Morin – La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero
Una riflessione profonda sulla necessità di superare il pensiero frammentato per affrontare la complessità del reale.
3. Fritjof Capra – La scienza della vita. Una nuova visione della biologia
Un viaggio affascinante attraverso l’evoluzione della biologia verso una comprensione sistemica e interconnessa della vita.
4. Gregory Bateson – Mente e natura. Un’unità necessaria
Un’opera che esplora l’unità tra pensiero, ecologia e sistemi viventi, fondamentale per distinguere tra problemi complicati e complessi.
5. Paul Watzlawick – Change. Sulla formazione e soluzione dei problemi
Un riferimento chiave della Scuola di Palo Alto per comprendere l’approccio strategico e sistemico alla soluzione di problemi complessi.
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Per uscire dalla crisi climatica stiamo utilizzando gli stessi modelli e valori che l'hanno creata. Non te lo sentirai dire spesso ma un business non esiste per vendere. Un business esiste per dare alle persone gli strumenti necessari ad essere davvero felici. La vendita, come l'equilibrio del pianeta, sono solo dirette conseguenze di questo comportamento.