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Perché la Green Economy non è un modello sostenibile.
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Perché la Green Economy non è un modello sostenibile? Non credo che tu ti sia mai posto questa domanda, ma per un motivo ben preciso. Sai quale? Che chiunque di noi da per scontato che la Green Economy sia l'unica alternativa efficace contro la crisi ecologica. In realtà però, non solo non lo è, ma non è neanche così efficace come pensiamo. Ma per spiegartelo dobbiamo partire dallo studio dell'universo e di come funziona la natura.
Sei pronto/a? Iniziamo!
Perché la Green Economy non è un modello sostenibile: la vasca da bagno.
Donella Meadows, una delle più importanti pensatrici sistemiche mai esistite, utilizzava un piccolo esempio per spiegare il funzionamento dei sistemi complessi.
Vuoi provare anche tu?
Prova a chiudere gli occhi.
Immagina di fronte a te una vasca da bagno.
Una di quelle classiche, bianche, nelle quali quando eri piccolo amavi passare ore e ore a giocare.
Ma da cosa è formata una vasca da bagno?
Prima di tutto dalla vasca stessa che funge come "magazzino" di acqua.
Poi abbiamo un rubinetto che ci permette di far entrare acqua nella vasca.
Ed infine un buco di scarico che ci permette di far defluire l'acqua presente nella vasca.
Fino a qui credo sia tutto chiaro.
Soprattutto se almeno una voltaa ti sei lavato/a nella vita!
Ma cosa centra la vasca con il fatto che la Green Economy non è un modello sostenibile?
Tutto!
Ora immaginiamo che l'acqua che c'è nella vasca sia il livello di benessere che hanno gli ecosistemi in questo momento.
Cioè la quantità e qualità di risorse, biodiversità, interconnessioni e così via.
Lo scopo, l'obiettivo che ha la Green Economy è quello di diminuire l'impatto che l'essere umano ha verso le risorse (a volte solo verso quelle), e verso gli ecosistemi (un pò più raramente).
E per fare questo vuole ottimizzare i processi che le aziende già portano avanti da anni, diminuendo di fatto lo spreco di energie e risorse.
A questo punto tu i dirai: "si Lorenzo, e non è fantastico?!".
In realtà manco per niente!
Segui il mio discorso.
Riprendiamo insieme la nostra vasca.
Noi possiamo controllare l'acqua all'interno della vasca essenzialmente in due modi.
Pensaci un attimo.
Aprendo il rubinetto e facendo entrare acqua o aprendo lo scarico e facendola defluire.
Ottimizzare, come fa la Green Economy, significa essenzialmente agire nell'apertura e chiusura del buco di scarico.
Quindi diminuendone lo spreco.
Fin qui sembra tutto bellissimo.
Ma purtroppo chi spesso parla di sostenibilità, si scorda sempre di citare la seconda legge della Termodinamica.
Essa afferma che: l'entropia di un sistema isolato tende ad aumentare nel tempo, avvicinandosi a un massimo.
In altre parole, i processi naturali tendono a evolvere verso uno stato di maggiore disordine o casualità.
L'entropia può essere vista come una misura del disordine di un sistema, e questa legge implica che, senza interventi esterni, i sistemi tendono a diventare sempre più disordinati.
E cosa centra tutto questo con il nostro tubo di scarico?
Beh tanto direi!
Significa che, tradotto nella nostra vasca, per quanto noi proviamo a chiudere lo scarico, ci sarà sempre dell'acqua che defluirà fuori.
Per quanto il sistema possa essere perfetto, ci sarà sempre dell'acqua che perderemo, perché l'entropia ci dice che il sistema avrà sempre una dispersione di energia.
Quindi il nostro vero problema è in realtà il tempismo.
Se l'acqua presente nella vasca, come ho detto in precedenza, indica il benessere che abbiamo oggi degli ecosistemi, il livello è decisamente basso.
Quindi ottimizzare l'acqua chiudendo lo solo scarico (sapendo che comunque in ogni caso perderà dell'acqua) è assolutamente inefficace a contrastare questa crisi.
A questo punto appare chiaro il problema: non è sufficiente ottimizzare le risorse ed energie, dobbiamo ri-aumentare il livello dell'acqua nella vasca.
E come si fa?
La Green Economy è capitalismo.
Innanzi tutto vorrei precisare una cosa.
C'è un motivo per cui la Green Economy può solo ottimizzare risorse ed energie e non fare altro.
Perché è l'unico modo che hanno le grandi aziende e multinazionali per prendere tempo prima di chiudere a causa della crisi ecologica che stiamo vivendo.
La crisi ecologica metterà (e lo sta già facendo) in crisi l'approvvigionamento di materie prime che farà aumentare i loro prezzi alle stelle, che a sua volta farà aumentare la spesa di produzione dei prodotti di queste grandi aziende.
E cosa accade ad una multinazionale, che oggi vende le sue t-shirt a 10€ perché le fa produrre con materie prime dal basso costo (e qualità) e da persone sottopagate al limite della fame in paesi del Terzo Mondo?
Che decade il motivo per essa stessa esiste: cioè il suo posizionamento.
Le persone comprano dalle multinazionali proprio perché sono competitive nel prezzo, e cosa accade se non riescono più a fare i prezzi che le persone sono disposte a spendere?
Che fanno crack.
Come dimostrazione a tale ipotesi, già tante di queste multinazionali e grandi aziende stanno creando altre aziende più piccole, con nomi e posizionamenti diversi.
Sai perché?
Perché è più facile per una grande azienda crearne una nuova, con un target e valori diversi piuttosto che modificare quelli che ha già presenti nella sua identità, che le persone già percepiscono e ricordano.
Quindi la Green Economy, altro non è, che il naturale e fisiologico proseguimento del modello capitalista.
Anzi, è essa stessa capitalismo, ma con i flussi e gestione delle materie prime più ottimizzate.
Se ve lo state chiedendo: "quindi Lorenzo mi vuoi dire che le multinazionali e grandi aziende si sono trovate a tavolino a decidere questa cosa?".
Sinceramente nessuno o pochi nel mondo hanno le informazioni per affermare questa cosa (anche io non le possiedo), ma secondo me non è andata proprio così.
Dobbiamo capire che la Green Economy è semplicemente figlia degli interessi che mantengono queste aziende ancora in vita.
La Green Economy è la prima cosa che farebbe un sistema complesso per risolvere un problema: provare a farlo senza dover cambiare tutto.
Il problema come dicevo precedentemente sono però le tempistiche: oggi è troppo tardi per adottare una strategia così soft.
I sistemi ecologici già oggi sono al collasso e non abbiamo più tempo da perdere in questi pseudo palliativi.
Riprendiamo quindi la nostra vasca da bagno.
Prima ho affermato: in che modo possiamo attivamente modificare il livello dell'acqua presente nella vasca?
Possiamo chiudere il buco di scarico ma allo stesso tempo, qualora volessimo aumentare il livello dell'acqua, aprire sopratutto il rubinetto.
A questo punto il rubinetto, se l'acqua nella vasca rappresenta il livello di benessere degli ecosistemi, è identificato come la rigenerazione delle risorse, aumento di interconnessioni, biodiversità e qualità negli ecosistemi.
Ed eccoci quindi a parlare del modello rigenerativo.
Ma purtroppo è più complesso (non complicato) di quanto sembri.
Cosa è la sostenibilità? Come nessuno te l'ha mai spiegata.
Quando cerchiamo in rete soluzioni alternative ecologiche molto spesso quello che esce fuori è più o meno questo: articoli dove ognuno prova a dare una pseudo soluzione ambientale attraverso prodotti eco, soluzioni strategiche aziendali sostenibili che provengono da conoscenze universitarie di chi non ha mai avuto una azienda, figuriamoci poi sostenibile (sto parlando soprattutto dei professori), migliaia di post a divulgare su come la plastica ce la ritroviamo anche dentro il nostro corpo (ma dai, veramente! Non lo sapevamo).
Il problema quindi per chi legge, è proprio capire qualcosa riguardo questo tema così complesso e talvolta inflazionato da chi parla senza esperienza: la sostenibilità.
Per farti capire quante poche persone ci abbiano capito veramente qualcosa ti dirò una cosa che ti farà sicuramente storcere molto il naso: "la sostenibilità non è sempre la soluzione migliore".
L'hai storto vero?!
Tu sai davvero cosa sia la sostenibilità?
Per spiegartelo basta riprendere sempre la nostra cara e vecchia amica vasca da bagno.
Esiste una condizione in cui il flusso nella vasca rimane sempre costante, cioè non cambia.
Questo stato si chiama nei sistemi complessi "equilibrio dinamico".
Ah, scusa prima di continuare volevo dirti che puoi imparare tutte queste cose (e molte di più!) nel mio videocorso sui sistemi complessi: Systemic Flow →
Non voglio convincerti a comprare nulla.
Se l'ho creato è perché penso che possa esserti di enorme aiuto a migliorare i tuoi risultati, se pensi il contrario lascialo perdere.
In entrambe i casi riprendiamo il nostro discorso.
Abbiamo capito come si chiama, ma quando si ha questo stato chiamato "equilibrio dinamico"?
Si ha quando il flusso in entrata e il flusso in uscita, malgrado siano entrambi aperti, si equiparano mantenendo il livello dello stock di acqua costante.
Ma ora voglio farti una domanda: come si chiama effettivamente questo stato nel gergo comune?
Semplice, sostenibilità!
La sostenibilità è quando all'interno di una azienda, i flussi in entrata e in uscita si equiparano mantenendo il livello desiderato in un range di funzionalità.
Ecco, è proprio qui che ti volevo!
In un range di funzionalità.
Non basta avere equilibrio dinamico!!
Se prendo la mia vasca, dove l'acqua presente in essa è rappresentata dal livello odierno di benessere degli ecosistemi, non ho alcun interesse in questo momento a creare uno stato di equilibrio dinamico!
E sai perché?
Perché il livello di benessere, e quindi di acqua nella vasca, non è ad un livello ottimale.
Cosa accadrebbe se io volessi farmi un bel bagno caldo e riempissi la vasca di acqua fino a 5 cm, ed una volta raggiunta la soglia aprissi in egual misura il rubinetto e il tubo di scarico?
Che l'acqua si fermerebbe a 5 cm.
Ma 5 cm è una soglia inopportuna per farsi un bel bagno caldo in relax!
A malapena mi entrerebbe il sedere con così pochi cm di acqua.
Quindi il concetto di sostenibilità è legato non solo all'equilibrio dinamico, ma anche al range di funzionalità e benessere.
Va detto quindi che la sostenibilità è più un obiettivo, oltretutto focalizzato soprattutto nel lungo periodo che nel breve.
Inoltre per raggiungere un livello di sostenibilità (che va detto, chiunque può raggiungerlo indipendentemente dalla grandezza dell'azienda), bisogna tener conto di tutta una serie di fattori interconnessi fra loro, che ci porteranno poi nel tempo a raggiungere e a mantenere un range di funzionalità.
Ricordandoci però che avremo sempre un sistema ad entropia crescente e quindi incline a normali fluttuazioni o choc che la vita gli pone ogni giorno di fronte (e qui si entra nel concetto di resilienza, altro termine dei sistemi complessi - te lo spiego sempre su Systemic Flow →).
Perché la Green Economy non è un modello sostenibile: non esiste un modello alternativo al capitalismo.
A questo punto avrai capito perché la Green Economy non è un modello sostenibile.
Ma vorrei chiarire una cosa.
Non esiste un modello alternativo al capitalismo, e quindi di conseguenza alla Green Economy.
Ma non nel senso che puoi immaginare.
Intendo dire che quando si parla di business rigenerativo ad esempio si fa un errore enorme: pensare che ne esista uno solo.
In realtà di modelli rigenerativi di business ne esistono moltissimi e tutti differenti fra loro.
Anzi.
Deve essere assolutamente in questo modo.
Perché l'errore più grande e grave che ha fatto il capitalismo è stato proprio quello di standardizzare la diversità di soluzioni.
Non tenendo conto del contesto nel quale si vive.
Nell'articolo Cos'è l'economia circolare e perché non ci salverà dalla crisi ecologica parlo approfonditamente proprio di questo aspetto.
Ogni territorio ha una identità, contesto e specificità differenti.
Creare modelli che non tengano conto di questi fattori, compreso quello della naturale autorganizzazione del sistema (la capacità che ha un sistema di aumentare la sua complessità - Systemic Flow →) non è solo pericoloso, ma distruttivo per l'intero sistema.
Quindi quando pensiamo a modelli sostenibili che potrebbero salvarci da questa crisi ecologica che abbiamo causato, smettiamo in primis di pensare ad un unico grande modello.
Purtroppo il capitalismo e la Green Economy come suo successore, non prevedono alternative, perché la variabilità diminuisce il controllo e quindi le possibilità che il sistema capitalista stesso possa perpetrare i suoi comportamenti (ad esempio dare ricchezza a pochi a discapito di molti).
Conclusione.
È evidente che la Green Economy, nonostante le sue buone intenzioni, non può rappresentare la soluzione definitiva alla crisi ecologica.
La nostra analogia della vasca da bagno ci ha mostrato come ottimizzare le risorse senza la rigenerazionei sia un approccio inefficace e insufficiente.
Per affrontare veramente le sfide ambientali, dobbiamo andare oltre la mera ottimizzazione e abbracciare modelli rigenerativi che aumentino il livello di benessere degli ecosistemi.
Il problema è che il capitalismo, nel suo obiettivo forsennato del massimo profittto nel più breve temmpo possibile, non è in grado di fornire risposte.
Perché la rigenerazione va contro ogni principio e obiettivo del sistema stesso.
Anche il capitalismo nella sua veste verde, non è in grado di fornire risultati duraturi.
Soprattutto ad un livello così disastroso a livello ecosistemico.
La chiave è quindi la diversità.
Smettere di abbandonarsi alla sicurezza e al controllo a favore della resiienza e dell'autorganizzazione del sistema.
Solo così possiamo sperare di superare la crisi ecologica.
Dobbiamo smettere di cercare un'unica grande soluzione e invece abbracciare una pluralità di approcci, ognuno adatto al proprio contesto.
In conclusione, è il momento di riconoscere che la Green Economy, pur rappresentando un passo avanti rispetto al modello capitalista tradizionale, non è sufficiente.
Abbiamo bisogno di un cambiamento radicale verso la rigenerazione e la diversità, che ci permetta di costruire un futuro veramente sostenibile per il nostro pianeta.
E per farlo dobbiamo abbandonare il lido nel quale siamo già stati ed immmaginarcene uno che ancora non esiste.
Avrà il capitalismo distrutto oltre all'ambiente, anche la nostra capacità creativa?
Solo il tempo potrà dirlo.
Se hai ancora 5 minuti voglio darti un'ultima informazione.
Una volta finito di scrivere questo articolo ho chiesto alla AI, cosa ne pensasse rispetto alla Green Economy.
Voglio condividere con te la risposta perché piuttosto eloquente.
Grazie di cuore per aver letto fino a qui:
"Sono d'accordo che la Green Economy, pur rappresentando un passo avanti rispetto alle pratiche industriali tradizionali, non risolve i problemi fondamentali legati alla crisi ecologica. Ottimizzare i processi per ridurre lo spreco di risorse è importante, ma non sufficiente. La seconda legge della termodinamica ci insegna che ogni sistema ha un livello inevitabile di entropia, il che significa che anche i processi ottimizzati continueranno a perdere risorse.
Inoltre, la Green Economy è ancora radicata nel capitalismo, che per sua natura cerca di massimizzare il profitto. Questo sistema è più incline a fare cambiamenti incrementali piuttosto che adottare trasformazioni radicali necessarie per una vera sostenibilità. Ottimizzare senza rigenerare significa che stiamo solo ritardando l'inevitabile esaurimento delle risorse.
Il modello rigenerativo, che enfatizza la rigenerazione delle risorse, la biodiversità e le interconnessioni degli ecosistemi, sembra essere una soluzione più promettente. Tuttavia, richiede un cambiamento di paradigma che il capitalismo tradizionale fatica ad adottare. Questo perché il capitalismo è intrinsecamente legato alla standardizzazione e al controllo, mentre i modelli rigenerativi richiedono diversità e adattabilità ai contesti locali.
Il punto cruciale è che la Green Economy non può essere l'unica soluzione. Abbiamo bisogno di abbandonare l'idea di un'unica grande soluzione e invece abbracciare una pluralità di approcci, ciascuno adatto alle specificità del proprio contesto. Questo richiede una capacità creativa e una volontà di sperimentare nuove forme di organizzazione economica e sociale.
Quindi, mentre la Green Economy rappresenta un miglioramento rispetto alle pratiche del passato, non è la panacea per i problemi ecologici globali. La vera sostenibilità richiede un cambiamento sistemico che vada oltre l'ottimizzazione delle risorse, abbracciando la rigenerazione e la resilienza come principi fondamentali."
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