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Cos'è l'economia circolare e perché non ci salverà dalla crisi ecologica.
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Cos'è l'economia circolare e perché non ci salverà dalla crisi ecologica? L'economia circolare è spesso presentata come la soluzione definitiva ai problemi ambientali che affliggono il nostro pianeta. Con la sua enfasi sul riutilizzo, il riciclo e la riduzione degli sprechi, sembra offrire una via d'uscita sostenibile dal modello economico lineare che ha dominato per decenni. Ma allora, cosa c’è che non va? Semplice, che non stiamo cambiando realmente nulla. Ma andiamo per gradi, è un concetto complesso e come tale va trattato.
Cos'è l'Economia Circolare.
Partiamo dalla base: cos'è l'Economia Circolare?
L'economia circolare viene proposta come un modello economico in grado di ridurre al minimo gli sprechi e fare il miglior uso delle risorse disponibili.
Contrariamente all'economia lineare tradizionale, che segue grossomodo il percorso "prendi, produci, smaltisci", l'economia circolare adotta un approccio di ciclo chiuso.
In pratica, ciò significa che i prodotti sono progettati per essere riutilizzati, riparati, riciclati e ridotti al minimo in termini di rifiuti.
Le risorse vengono mantenute in uso il più a lungo possibile, estraendo il massimo valore durante il loro utilizzo e poi recuperando e rigenerando i prodotti e i materiali alla fine di ogni ciclo di vita.
Tutto bello non trovi?
E dal mio punto di vista anche condivisibile, ma prima dobbiamo necessariamente, per capire benee di cosa stiamo parlando, partire da una riflessione più profonda.
E come piace a me voglio iniziare prima di tutto dalle basi.
Ecco il significato di Economia Circolare su wikipedia (che poi è lo stesso che troverete in qualsiasi libro di economia o che parla dell’argomento): Economia Circolare è un termine che definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua ecosostenibilità. Secondo la definizione che ne dà la Ellen MacArthur Foundation, in un'economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera (Per leggerlo: https://it.wikipedia.org/wiki/Economia_circolare)
All’interno di questo significato sono racchiusi grossomodo due errori di pensiero che facciamo riguardo l’Economia Circolare.
Iniziamo dal primo: sei pronto/a a capire veramente cos'è l'economia circolare e perché non ci salverà dalla crisi ecologica?
Primo problema: l'economia circolare non è un modello.
L’economia circolare non è, al contrario di ciò che pensano tutti, un modello o un sistema economico: un modello economico si definisce soprattutto in base agli obiettivi del sistema che guida. Ad esempio, il modello capitalista si basa sulla crescita economica, l'accumulazione di capitale e la massimizzazione del profitto. L'economia circolare, invece, non definisce un obiettivo sistemico, ma si concentra su come i materiali e le risorse vengono gestiti all'interno del ciclo di produzione e consumo.
O meglio, l'economia circolare ha un obiettivo ovviamente, ma non è un obbiettivo che abbraccia tutto il sistema, come fa invece un modello economico.
Ecco perché l'economia circolare può essere vista, più che come un modello, come uno strumento applicabile in vari modelli economici.
Ad esempio, in un sistema capitalista, le pratiche circolari possono ridurre i costi e creare nuovi mercati, ridurre sicuramente l'impatto delle aziende, ma il fine ultimo resta sempre e comunque la massimizzazione del profitto.
Al contrario in un modello economico alternativo, come un'economia rigenerativa, le stesse pratiche potrebbero essere orientate verso la sostenibilità globale, il bene comune e il benessere collettivo (a seconda del modello scelto), con un'enfasi diversa sui valori e gli obiettivi di lungo termine.
Quindi l’economia circolare non è un modello ma uno strumento in mano ad un modello.
Come nel nostro caso specifico quello capitalista.
Se non si cambia il pilota che guida l'auto, i risultati, seppur migliori, saranno inevitabilmente sempre gli stessi.
Secondo problema che andremo a sviscerare per capire meglio cos'è l'economia circolare e perché non ci salverà dalla crisi ecologica.
Secondo problema: l'economia circolare ha un focus sui prodotti.
L'economia circolare è principalmente focalizzata sulla gestione del ciclo di vita dei prodotti, promuovendo il riutilizzo, il riciclo, la riparazione e la riduzione degli sprechi.
Tuttavia, non offre una struttura completa per altre componenti economiche essenziali, come la distribuzione del reddito, la regolamentazione finanziaria, le politiche di occupazione, o anche il semplice ruolo che ha la specie umana all’interno degli ecosistemi.
L'economia circolare è quindi meglio compresa come uno strumento o una serie di pratiche che possono essere integrate in vari modelli economici, piuttosto che come un modello economico a sé stante.
Definire l'economia circolare come un modello economico può portare a una comprensione limitata e superficiale delle sue potenzialità e limitazioni.
Non solo.
Distoglie il focus dal reale problema ecologico che stiamo vivendo rallentando verso l’uso di soluzioni definitive: la disconnessione dell’essere umano da se stesso, e quindi anche dalla natura.
Cos'è l'Economia Circolare: i suoi Principi Fondamentali.
Ma ora che abbiamo capito cosa non è l'Economia Circolare è venuto di fare quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio.
Sai cosa?
Capire insieme cosa sia in realtà.
L'economia circolare, come abbiamo già detto nei paragrafi precedenti, è uno strumento progettato per adempiere ad uno scopo preciso: ridurre al minimo gli sprechi e fare il miglior uso delle risorse disponibili.
Contrariamente all'economia lineare tradizionale, che segue il percorso "prendi, produci, smaltisci", l'economia circolare adotta un approccio di ciclo chiuso.
Questo significa che i prodotti sono progettati per essere riutilizzati, riparati, riciclati e ridotti al minimo in termini di rifiuti.
Le risorse vengono mantenute in uso il più a lungo possibile, estraendo il massimo valore durante il loro utilizzo e poi recuperando e rigenerando i prodotti e i materiali alla fine di ogni ciclo di vita.
Non solo.
Con la certificazione Crandle to Crandle (C2C) essa valuta i prodotti per la loro sostenibilità e l'uso efficiente delle risorse.
A differenza delle certificazioni tradizionali che spesso si concentrano solo su un aspetto specifico come l'efficienza energetica o la riduzione delle emissioni, C2C adotta un approccio olistico.
Esamina l'intero ciclo di vita del prodotto, dalla progettazione alla fine dell'uso, assicurando che ogni componente possa essere riutilizzato, riciclato o compostato senza perdita di qualità.
Inoltre, promuove l'uso di materiali sicuri per l'ambiente e la salute umana, l'energia rinnovabile, la gestione efficiente delle risorse idriche e il rispetto di standard etici e sociali.
In sintesi, mentre le certificazioni tradizionali possono affrontare singoli aspetti della sostenibilità, C2C mira a creare un ciclo chiuso e rigenerativo per i prodotti, riducendo al minimo l'impatto ambientale e promuovendo un'economia circolare autentica.
Lo so.
Se non sei pratica/o sembra tutto un gran casino vero?!
Ma in realtà una cosa emerge da tutto quello che hai letto finora.
Sai che cosa?
Non so se ci hai fatto caso, ma quando si parla di Economia Circolare quasi tutto il focus è incentrato verso un solo elemento cardine: i prodotti (e il suo ciclo di vita).
Questa informazione ci dice innanzi tutto una cosa chiara: che i prodotti sono di primaria importanza per il sistema circolare.
Allora immediatamente mi chiedo, per quale modello economico il prodotto è un elemento fondamentale per la sua crescita?
Semplice non trovi?
Il modello capitalista.
Ecco quindi che appare chiaro come il Modello Circolare sia stato creato non tanto per sostituire l’attuale modello (mi spiace deludere molte persone ma non può farlo non essendo esso stesso un modello economico), ma per renderlo più efficiente.
Per “migliorarlo”, per ridurne gli sprechi di risorse ed energie.
Soltanto che l’attuale modello capitalista non è distruttivo tanto per le sue produzioni nocive, eccessive o mal gestite (sicuramente questi sono grandi problemi da affrontare - ma sono in ogni caso una conseguenza o sintomo di un problema più grande), ma per la standardizzazione massima di ogni elemento che viva e si relazioni dentro i suoi confini, causando un sistema a scarsa variabilità e quindi bassissima resilienza.
In poche parole, la soluzione della crisi ecologica non è tanto nel ciclo di vita dei prodotti (cioè dove la stiamo cercando), ma nel cambio di modello economico e sociale nel quale viviamo.
Che a quanto sembra non è contemplata da nessuno.
Il motivo per cui l’economia circolare sia così concentrata sui prodotti, è proprio perché il capitalismo stesso, cioè il modello che la utilizza come strumento, non prevede alcun cambio di modello.
Preferisce migliorare se stesso ma mantenendo inalterati i suoi obiettivi, piuttosto che cambiare veramente.
Cos'è l'Economia Circolare: i Limiti Intrinseci.
A questo punto appare chiara una cosa.
Sai quale?
Come questo approccio, sebbene efficace nel ridurre gli sprechi, non risolve il problema fondamentale alla base della crisi sistemica che stiamo vivendo.
Anzi, seppur virtuoso, io stesso spesso ne decanto l’importanza nella progettazione e design dei prodotti, il modello circolare rallenta verso una reale transizione e modelli alternativi validi.
Molto spesso a questo punto la domanda critica che mi viene rivolta più spesso è: “ok Lorenzo, ma allora cosa dovremo fare? Non abbiamo più tempo! Se vogliamo salvare l’essere umano dalla crisi ecologica, come facciamo se non migliorare il modello attuale nel quale viviamo?”
Seppur a volte ne condivida l’intenzione di queste domande o affermazioni, non lo è in alcun modo la risposta.
Prima di tutto mi sembra incredibile come non riusciamo neanche più ad immaginarci delle valide alternative.
Se non solo ridicole modifiche all’attuale modello capitalista.
Già questo la dice lunga sia sull'esperienza (attiva, sul campo) delle persone che vengono formate, sia sulla nostra degenerazione creativa.
Oltretutto molto spesso, queste "alternative creative" potrebbero essere tranquillamente prese, osservando i problemi causati dal modello capitalista stesso.
Sono anni che la mia generazione si sente sola, demotivata, deturpata della propria identità non solo personale ma anche a livello comunitario.
E a nessuno vengono in mente modelli alternativi?!
Comunità deriva dalla parola Il termine "comunità" deriva dal latino "communitas", che a sua volta proviene da "communis", che significa “comune". La parola "communis" è composta dal prefisso "com-", che significa "insieme", e dalla radice "munis", che deriva dal verbo "munire" che significa "fortificare, proteggere". Questa etimologia suggerisce l'idea di un gruppo di persone che si uniscono per uno scopo comune, condividendo risorse e proteggendosi reciprocamente.
Ciò significa che la soluzione è proprio qui.
Costruire modelli che favoriscano la rappresentazione della biodiversità individuale di ognuno/a di noi, al fine far star bene il nostro sistema complesso individuale.
Una volta fatto stare bene il sistema individuale, esso è pronto ad espandere la propria complessità e ad auto-organizzarsi ulteriormente, cioè in una comunità con altri individui (come quando il sistema complesso individuo, diventa coppia e quindi famiglia).
Trasformandosi in un sistema sempre più complesso e potenzialmente più interconnesso e quindi resiliente.
Se oggi non ci riusciamo ad espandere i nostri confini è perché stiamo male individualmente.
Come puoi pensare agli altri se non sei in grado di pensare neanche a te stesso/a?!
Come fai a dare acqua agli assetati se te sei il primo a non averne per te?
Questa che ti sto descrivendo è solo una ipotesi dalla quale partire nel costruire obiettivi diversi.
Ne possiamo costruirne quanti la nostra fantasia e biodiversità ci indica come giusti ed efficaci.
Cos'è l'economia circolare e perché non ci salverà dalla crisi ecologica?
Fintanto che lo strumento circolare continuerà ad essere utilizzato da un modello che vede la crescita economica come obiettivo primario, non cambierà mai nulla di così fondamentale per il benessere di tutto il sistema.
Verso un'Economia Rigenerativa.
Per affrontare veramente la crisi ecologica, è necessario andare oltre l'economia circolare e abbracciare un modello economico rigenerativo.
Con una differenza però…
Sai quale?
Che non esiste alcun modello rigenerativo!
Lorenzo ma sei matto?! Tutto quello che fai è basato sul modello sostenibile rigenerativo!
No, in realtà non è propriamente così.
Non esiste un modello rigenerativo, ma modelli rigenerativi.
Quando si crea un modello rigenerativo, puoi approfondire qui su quali siano i vari step da seguire nella sua progettazione, deve essere chiara una cosa: la diversittà delle identità e dei contesti.
Non esiste un’unico modello da seguire come lo è invece per il capitalismo, ma solo strategie e modelli da attuare in base ai contesti specifici.
Per rigenerare attivamente e realmente gli ecosistemi e migliorare la salute del pianeta è fondamentale partire dalle basi dei sistemi complessi e della vita.
Per riuscire in questo intento ci dobbiamo liberare di tutte le catene ideologiche e sociali che ci portiamo dietro, anche quelle a noi più care.
Perché come ho spiegato prima, non esiste alcuna globalità senza una identità individuale ben formata.
Ecco perché i modelli rigenerativi partono prima di tutto dalla diversità delle persone e dei territori.
Per spiegarti bene l'importanza di questa cosa, voglio raccontarti una storia.
Hai ancora 5 minuti di tempo da dedicarmi?
Vedrai, non te ne pentirai!
Qualche anno fa fummo chiamati (allora ero presidente di Bioapi - una delle prima 4 aziende in Italia ad aver aderito alla certificazione biologica) per comprendere il perché, in alcune materie prime che questa azienda comprava in Africa e Cina da alcune aziende locali, fossero inquinate da alcuni elementi.
Dopo essere stati in loco e aver compreso le motivazioni di tale problema, lo sai come abbiamo agito?
Nel modo meno invasivo possibile.
Comprendendo quale era il loro modo di fare apicoltura e migliorarlo insieme.
Non abbiamo "importato" da fuori il nostro metodo, per quanto potesse essere valido o efficace.
Non so se è chiaro ma è questa è la vera sfida che dovremo affrontare nei prossimi anni.
Quella di ricostruire i territori partendo dalle varie specificità dei micro modelli alternativi.
Servono tante soluzioni, e non fossi stato abbastanza chiaro, non le possiamo trovare nel modello che ha creato il problema.
Conclusione
L'economia circolare rappresenta un passo importante verso una maggiore sostenibilità, ma non è sufficiente per affrontare la crisi ecologica globale.
Per superare veramente le sfide ambientali del nostro tempo, dobbiamo fare di più.
Molto di più.
Dobbiamo fare quello che nessuno è mai riuscito a fare in centinaia d'anni di storia umana.
Andare oltre il capitalismo e abbracciare un modello economico diverso.
Anzi, modelli economici diversi in basi ai territori e alle comunità.
Solo così possiamo sperare di costruire un futuro sostenibile e prospero per tutte le forme di vita sul nostro pianeta.
L'attuale sistema economico capitalista, anche nella sua versione "green", è incapace di fornire soluzioni durature ai problemi ambientali, sociali ed economici che affrontiamo.
È tempo di riconoscere che la crescita perpetua non è né possibile né desiderabile in un ambiente finito.
Abbiamo bisogno di un cambiamento radicale che metta al centro la rigenerazione degli ecosistemi e la giustizia sociale.
Solo così possiamo sperare di costruire un futuro in cui l'umanità possa prosperare in armonia con la natura.
Perché se te lo fossi scordato, anche tu ora che stai leggendo, sei natura.
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Per uscire dalla crisi climatica stiamo utilizzando gli stessi modelli e valori che l'hanno creata. Non te lo sentirai dire spesso ma un business non esiste per vendere. Un business esiste per dare alle persone gli strumenti necessari ad essere davvero felici. La vendita, come l'equilibrio del pianeta, sono solo dirette conseguenze di questo comportamento.
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